I Certificati Verdi erano titoli che attestavano la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili per incentivare produttori e distributori a fare ricorso a queste fonti energetiche, e hanno giocato un ruolo essenziale nell’agevolare la diffusione dell’energia sostenibile in Italia. Vediamo nel dettaglio in questa guida le loro caratteristiche, come si potevano ottenere, la loro durata e il loro valore.
I Certificati Verdi erano titoli negoziabili rilasciati tra il 2002 e il 2015 dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), la società partecipata dal Ministero dell’economia e delle finanze incaricata di promuovere lo sviluppo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica in Italia. Questi titoli attestavano che l’energia prodotta da un impianto proveniva da fonti rinnovabili e servivano come incentivo economico per le aziende, in modo da spingerle a investire nelle energie pulite.
Il sistema dei Certificati Verdi si fondava sull’obbligo di immettere annualmente una quota minima di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili nel sistema elettrico nazionale. Nello specifico, la quota era pari al 2% dell’energia elettrica prodotta o importata da fonti non rinnovabili durante l’anno precedente.
I Certificati Verdi GSE venivano rilasciati in misura proporzionale alla quantità di energia rinnovabile prodotta da un impianto qualificato IAFR (Impianto Alimentato da Fonti Rinnovabili) e in numero variabile a seconda di quale fosse la fonte rinnovabile utilizzata e l’intervento impiantistico realizzato (nuova costruzione, riattivazione, potenziamento o rifacimento). Le modalità di acquisizione potevano essere diverse:
- I produttori che raggiungevano la quota minima di energia rinnovabile richiesta fornivano i relativi dati al GSE, che dopo aver effettuato la verifica emetteva i Certificati Verdi spettanti.
- I produttori e gli importatori di energia non rinnovabile che non erano in grado di fornire la quota minima di energia rinnovabile richiesta dovevano acquistare i Certificati Verdi da quelli che ne producevano in eccesso, garantendo così l’equilibrio complessivo del sistema.
- Chi non produceva una quantità di energia tale da rendere convenienti l’acquisizione e la vendita di Certificati Verdi poteva ricorrere a un meccanismo alternativo, chiamato tariffa onnicomprensiva. Si tratta di un incentivo in denaro basato sull’energia netta prodotta immessa in rete, adatto particolarmente ai produttori di piccole dimensioni.
I Certificati Verdi GSE avevano una validità di 3 anni. Una volta terminato il periodo di validità non potevano più essere ceduti o negoziati sul mercato dell’energia elettrica.
Ciascun Certificato Verde rilasciato equivaleva a una determinata quantità di energia prodotta da fonti rinnovabili come l’energia eolica, l’energia idroelettrica, l’energia solare e altre ancora.
Il valore dei Certificati Verdi era determinato dal mercato e variava in base alla domanda e all’offerta di energia rinnovabile, tendendo ad aumentare man mano che la richiesta di energia sostenibile cresceva e arrivando a raggiungere un prezzo massimo di 137,49 €/MWh.
Dal 2016 i Certificati Verdi sono sostituiti da una nuova forma di incentivo chiamata GRIN (Gestione Riconoscimento Incentivo). Questo sistema permette agli operatori di interfacciarsi con il GSE in modo digitale, snellendo le procedure e centralizzando la gestione degli incentivi in un’unica piattaforma informatica che si occupa di calcolare l’energia incentivata in base alle specifiche dell’impianto e alla tipologia di intervento realizzato. Con l’introduzione del GRIN i soggetti che avevano già maturato il diritto ai Certificati Verdi hanno continuato a godere del beneficio per il rimanente periodo agevolato, sebbene in una forma diversa.